Fenesta Vascia, una struggente dichiarazione d’amore.

Fenesta vascia Pur amando visceralmente e sinceramente la mia terra non avrei mai pensato di interpretare e pubblicare, un giorno, un album di Napoletano Classico. Un po’ perchè non mi sono mai sentita all’altezza; ma molto per cultura. Nella mia famiglia l’atteggiamento era conflittuale e si prestava spesso a imbarazzanti litigi; mia madre rifiutava nettamente Napoli, essendo cresciuta più al nord e provenendo da una schiatta di nobili Spagnoli. Mio padre invece era legatissimo alla cultura Napoletana, che conosceva alla perfezione dilettandosi anche a scrivere poesie in vernacolo. Tra i due lo scontro era impari e vinceva sempre mia madre, che aveva anche proibito a noi bambine di trastullarci col dialetto e di apprezzarne l’intrinseco valore. Così sono cresciuta a ” pane e Italiano “, e da adolescente ero ancora convinta che per parlare Napoletano bastasse togliere l’ultima vocale dalle parole. Tutto il poco che ho imparato su Napoli lo devo a mio padre, che mi portava di nascosto a visitare chiese e monumenti, mi regalava libri sulle tradizioni antiche e mi faceva ascoltare, in stile congiurato, le poesie che scriveva. Ricordo che un giorno trovai sul mio letto un raro vocabolario di Italiano- Napoletano, pieno zeppo di proverbi leggende e ricette culinarie, e alla mia mente si affacciò un mondo insospettato di bellezza filosofia e trivialità che mi rimase legato addosso e che non mi ha mai abbandonato. Pur avendo fatto scelte musicali diverse Napoli è rimasta sempre nel mio cuore, forse aspettando il momento giusto per venire fuori. Con questo disco, che è un atto di omaggio alla mia terra, mi avvicino a lei con la reverenza di una suddita devota e l’occhio stupito di una straniera, una creatura ibrida a cui manda la sapienza della lingua ma che conserva immacolato l’amore per la sua tradizione.
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